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LIGNUM CRUCIS

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LIGNUM CRUCIS

NNei giorni scorsi vagavo in auto senza una meta particolare in quell’arida campagna dell’entroterra andaluso che Sergio Leone sceglieva per girare i suoi famosi “spaghetti western”. Ad un certo punto decido di seguire un’indicazione stradale che mi ispira : Caravaca de la Santa Cruz. Arrivo in una cittadina con un bel quartiere antico e un castello-santuario nella cui cappella è custodita la reliquia di un frammento della Croce di Gesù. Da incallito bibliofilo, quale sono, mi precipito nel negozio di ricordi annesso al santuario, compro tutta la, scarsa, bibliografia disponibile e comincio la leggerla.

Scopro una storia bellissima, forse nota a molti ma a me sinceramente sconosciuta fino ad oggi. Scopro anche di essere arrivato comunque buon secondo perché il santuario e’ tappezzato di foto dell’allora Cardinale Ratzinger il quale vi aveva celebrato Messa il 1 dicembre 2003.

La tradizione, non priva di documentazione a supporto, racconta di una zona ancora occupata da musulmani in ritirata sotto la pressione della Reconquista nella quale il saiyd locale interroga un sacerdote fatto prigioniero sulla natura dei suoi compiti. Il sacerdote, Gines Perez de Chirinos, risponde che uno dei suoi uffici principali e quello di celebrare la Santa Messa. Incuriosito il musulmano, evidentemente di altri tempi e di altra tempra, chiede di poter assistere. Il 3 maggio 1232 Vengono portati paramenti e arredi nel salone dell’alcazar ma al momento di cominciare il sacerdote si avvede che non può celebrare Messa senza la Croce di Cristo sull’altare. A quel punto dal cielo scendono due angeli portando una croce che verrà poi riconosciuta come una croce patriarcale di Gerusalemme che la tradizione identifica con un frammento della Vera Croce. La storia si conclude in maniera politicamente scorretta con la conversione e il battesimo dell’intera corte musulmana.

Il testo prosegue evidenziando come da quel momento la reliquia diventa il baricentro della vita cristiana in quella regione di frontiera con l’Islam, destinata a riunificarsi al regno cristiano di Castilla y Leon appena undici anni dopo i fatti descritti. Il frammento della Croce rappresenta, nella devozione del tempo e fino ai giorni nostri, la presenza reale del Cristo sul fronte avanzato della Reconquista a testimoniare la sua vicinanza a quei cristiani che soffrono e combattono per rivendicare la propria identità in terra occupata. A questo punto vado a controllare la data di pubblicazione del testo, pensando di trovarmi di fronte ad una ristampa anastatica di qualche residuato franchista, invece scopro che, in tredicesima edizione, è stato pubblicato nel 2010 con prefazione dell’autore felicemente vivente.

Difficile oggi non paragonare quel frammento di legno conficcato come una scheggia nel cuore della Spagna arabizzata a quelle comunità cristiane in medio oriente, anch’esse schegge conficcate a testimonianza vivente del Cristo Crocifisso in terre un tempo culla del cristianesimo ed oggi martirizzate dai fondamentalisti musulmani in nome del Califfato.

In situazioni come quella irachena e siriana la Chiesa ha sempre usato le armi della diplomazia vaticana per arginare la crisi sul campo ed impostare una soluzione di medio termine che tuteli la libertà e la dignità di tutti. In questo ambito si situa certamente la nomina del Cardinale Filoni, uomo che conosce bene la regione essendo stato Nunzio in Iraq e Giordania durante la seconda guerra del Golfo, a inviato personale del Papa presso le popolazioni del Kurdistan. Compito dell’alto prelato sarà quello di portare il sostegno spirituale ed economico del Pontefice alle popolazioni colpite e convincere le autorità Kurde ad accogliere i profughi cristiani delle regioni limitrofe.

Stalin, nella nota battuta che la tradizione gli attribuisce, si chiedeva quante divisioni ha il Papa. La risposta esatta e’ : nessuna. Ciò non di meno nella storia la Chiesa ha sconfitto molti nemici, in ultimo anche Stalin. Lo ha fatto con la metodica affermazione della propria missione evangelizzatrice, con l’autorità di un papato universale, magari odiato ma comunque riconosciuto come altro rispetto ai “normali potenti della terra”, con la strenua affermazione dei suoi principi morali, sempre contestati dal mondo ma mai ignorati, con l’eroica presenza sul campo dei suoi figli migliori, a volte contro ogni logica umana. Queste sono sempre state le armi e le divisioni del Papa. Sulle altre armi si può discutere ma su queste sarebbe bene, specialmente per quei cristiani perseguitati, non evocare la nozione progressista di disarmo.